ARAB POP

Nr. 8 | COSE
Arabpop esce circa due volte l’anno, in autunno e in primavera. Ogni numero affronta un tema: il mare, le generazioni, la Palestina… Per la primavera 2025 ci si concentra sulle COSE.
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COSE che quando perdono la loro funzione di COSE diventano mezzi per comunicare, tracce di racconti non detti, strumenti per fare altre COSE. COSE come camicie vecchie auto oppure occhiali.
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Amjad Nasser era uno scrittore e giornalista giordano, oltre a essere uno dei grandi nomi del poema in lingua araba. Le sue opere, in prosa e poesia, sono tradotte in molte lingue. In italiano a oggi esiste un’antologia che porta il nome di La rosa di pizzo nero.
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Ogni mattina ci risvegliamo dai nostri sogni assassinati, con l’acido della notte in bocca,
con i desideri sconfitti sulle labbra
e ciò che resta delle parole.
Ci precipitiamo verso cassetti e appendiabiti
e con movimenti inquieti
sparpagliamo i vestiti puliti
in cerca di una camicia adatta.
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Anche gli oggetti artistici possono accantonare la loro vocazione pratica originaria per trasformarsi in impronte. Un’immagine sbiadita non è del tutto rimossa e ogni segno di usura racconta storie non dette. Il ritratto supera la rappresentazione realistica e diventa un supporto da cui possono emergere memorie implicite.

Hassan Zahreddine è uno stampatore e illustratore libanese. Ha illustrato libri per bambini e con l’autore Yousri Al Amir ha collaborato con la rivista libanese Samandal.
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Le Mercedes 240 degli anni ’80, troppo vecchie per l’Europa, in alcune città addirittura illegali, trovano una seconda vita fra le montagne del Marocco.
Diventano protagoniste ad esempio il sabato, quando sono indispensabili per accompagnare le donne dei villaggi al mercato del paese, o nel resto della settimana per portare qualcuno dal dottore, o per trasportare materiali da costruzione dalla città a qualche appezzamento scosceso su per le montagne. Servono auto forti, senza tecnologia e senza elettronica, come queste Mercedes.
Riparate all’infinito sono il simbolo più che mai tangibile di un’economia fondata sul riciclo e sul riuso.
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Gli “occhiali infami”, cioè profondamente contrari alla dignità della persona, erano il segno distintivo della loro proprietaria, Mia Khalifa, attrice porno di fama mondiale di origine libanese. Dopo la terribile esplosione al porto di Beirut dell’agosto 2020, questi stessi occhiali hanno riacquisito la loro dignità: messi all’asta per aiutare le vittime della tragedia, in pochissime ore hanno superato i 100mila dollari, facendo di Mia Khalifa uno dei simboli della denuncia contro un regime incapace di preoccuparsi del bene della propria gente.

(ARAB POP. Rivista di arti e letterature arabe contemporanee
Nr. 8 – COSE, Primavera 2025,
Tamu Edizioni)
A cura di Dario Costa

